Etichetta tritata

Conosciuti con il nome di “hashtag”. Queste particolari parole precedute dal simbolo del cancelletto hanno abbondantemente stancato la vista. Prima di apparecchiare gli insulti, vediamo che cosa sono ma, soprattutto, a cosa servono.

Vado di corsa a cercare su Wikipedia cosa significa hashtag (se vi serve, basta cliccare sul nome per aprire la pagina esatta di wikipedia inerente) e scopro che non vuol dire tritare etichette come ho malamente riportato nel titolo, ma significa cancelletto (hash) ed etichetta (tag). Peccato, perché in fatto di traduzioni mi sembrava più appropriata quella di “tritare”, visto che hanno letteralmente sminuzzato i coglioni. Andiamo avanti.
A cosa servono queste etichette? Come qualunque altra targhetta, serve ad identificare con precisione l’oggetto a cui è associata. Nel nostro caso si parla del topic, ossia dell’argomento principale di un discorso. È la parola chiave di una discussione. Serve quindi a ripescare dal dimenticatoio vecchie memorie scritte, vecchie foto ad essa allegata, vecchie che attraversano la strada o vecchie citazioni di argomenti a cui abbiamo associato il nostro “tag”.

Ma quanti sono quelli che usano questa funzione per questo scopo? Secondo me NESSUNO. Il motivo è semplice: tutti scrivono cancellettomerda, cancellettobellalì, cancellettourinare, cancellettomialzolamattinaehoildurello, ma tanto poi queste, che sono volutamente minchiate, vengono lasciate a marcire nel corso del tempo, perché si tratta di inutilità che risultano divertenti solo al primo quarto di secondo in cui qualcuno posa lo sguardo. Dopodiché uno di certo non torna a pensare di cercare il tag utilizzato per quella specifica immagine o frase che gli torna in mente, e soprattutto voglio vedere quanti si ricordano quale nome hanno dato all’etichetta:
“Ma dove sarà la foto della mia caccona gigante? Cerchiamo tra gli hashtag! Dunque, cosa avevo scritto? cancellettocaccona? O forse cancellettocartaigienica? No, no, era cancellettooperazioneanale! No, nemmeno questo… Vabbè, ho capito, guardiamoci un bel porno e via…”

La comodità degli hashtag sono soprattutto le frasi intere scritteconleparoletutteattaccate. Comodo, no? Soprattutto da leggere. Non sono dislessico, ma a furia di trovarmi circondato da questi codici che alle volte mi paiono scritti in greco antico, rischio di diventarlo.

Non ho ancora capito il motivo che spinge a mettere il cancelletto. So che serve giustamente per attivare l’hashtag, ma non capisco perchè la gente metta l’etichetta sminuzzata. Per quale motivo? Perché almeno fate mente locale la prossima volta a quel tag?
No. È semplicemente questione di moda. Non ditemi che serve per catalogare una foto o un documento perché una volta esistevano i titoli e le descrizioni, che erano anche più facili da comprendere o da ritrovare.

I tag li uso anche io ogni giorno. O meglio, li scrivo per cercarli. E non sono l’unico. Tutti usano la ricerca per tag: su Google, su Youtube, su Facebook, ecc… La differenza è che per la ricerca non vengono citate le etichette tritate, bensì le parole normali, con i termini staccati l’uno dall’altro con uno spazio e senza cancelletto davanti. Per una buona navigazione nel www, passando tipicamente dai motori di ricerca, l’utilizzo delle parole chiave è necessaria per un ottenere il risultato sperato, in breve tempo. Ad esempio nel mio caso, grazie ai miei fantastici tag che riporto sotto ogni pagina del blog, chiunque può arrivare a leggermi.

Soprattutto chi non vuole o chi non mi cercava per niente.
“Cià, cerchiamo un po’ sui blog delle notizie storiche su Carlo III, che mi ha sempre appassionato!” e poi finisce per leggere argomenti sui gabinetti.
Tutto merito dei miei utilissimi tag!

Come spesso accade, includo un elenco puntato o numerato nei post che pubblico (una mia particolare caratteristica da buon maniaco). Come potrei chiudere senza il mio solito inutile elenco di minchiate? Oggi sto ponendo troppe domande retoriche. Vediamo quali sono gli hashtag più usati nell’internet:

  • cancellettocarloiii
    L’hashtag che utilizzo per confondere gli storici, indirizzandoli sul mio blog. Ho scoperto che in realtà non fui io a creare questa etichetta, bensì il dottor Carlo Iii, che lo istituì apposta per cercare persone con il suo stesso cognome a tre lettere. Ve lo sconsiglio vivamente perché è un permalosone. Soprattutto dopo che ha iniziato a ricevere proteste dagli  studiosi e dagli storici per via del suo tag, accusandolo di deviare importanti informazioni storiche su un blog puerile che parla solo di escrementi. Forse non avrei dovuto mettere la sua mail tra i miei contatti.
  • cancellettofarinaperilnaso
    L’etichetta sminuzzata più usata tra i consumatori abituali. Non sto parlando dei panettieri.
  • cancellettowlafiga
    Vabbè, dai, non è mai passato di moda questo, volevate che non subentrasse anche nella moda degli hashtag. Ci mancherebbe altro!
  • cancellettonoguardanonhopropriomonetemispiace
    Il tag che spopola nel mondo dei venditori ambulanti di cd e accendini, che si possono trovare spesso nei parcheggi delle auto o vicino ai semafori.
  • cancellettoastigmatismodovutoaquestifottutihashtagdimerda
    Chi, per quelli come me, perdono una diottria ogni giorno per via degli stessi hashtag.
  • cancellettoselarcivescovodicostantinopolisidisarcivescostantinopolizzassevidisarcivescostantinopolizzeresteanchevoi
    L’etichetta ripropone una domanda che sussiste da diverse generazioni, sull’arcivescovo di Costantinopoli e sulla nostra devozione nei suoi confronti.
  • cancellettospremiagrumiperitesticoli
    Prodotti sadomaso per chi ne ha piene le balle. Un argomento molto in voga tra gli italiani affetti da una grave forma di politica.
  • cancellettolepupazzenonsonopiùinvetrinaadamsterdammasuinstagram
    Quando la tecnologia porta nelle nostre case la cultura olandese, essa diventa di conseguenza un hashtag.
  • cancellettotettetettetettetettetettetettetettetette
    Beh, ovvio.
  • cancellettocancelletto
    Il tag dei produttori di portoncini in ferro.

Immagine
Una foto ricavata dall’hashtag sopra riportato.

  • cancellettocarotaggio
    Un’etichetta che non è stata creata da un geologo, come molti potrebbero pensare, ma da Rocco Siffredi.
  • cancellettoprovapurealeggerequellochecescrittoquitantodopounposonosicurochenoncapiraipiucosastaileggendomanelfrattempotistaisforzandopesantementeaseguirequellochescrivoinstotagdimerdacomplimenticomunquecheseiarrivatofinquialeggereoraticonfondocolfondotiporestoagallaciaobaumiaopolmonetraversoeroversofrenoamano
    Capito, no?
  • cancellettononpossofareamenodeglihashtag
    Il primo hashtag creato per combattere la dipendenza da hashtag.
  • cancellettocarloconti
    L’etichetta che parla delle popolazioni africane.
  • cancellettocantieristradali
    Di questi tempi la tecnologia è alla portata di tutti, anche degli anziani.
  • cancellettocoridastadio
    Un tag che tratta il livello di comunicazione più elevato tra cittadini italiani.
  • cancellettofranciacorta
    L’hashtag del parco tematico ispirato alla “Italia in Miniatura”, però con modello francese.
  • cancellettocacca
    L’argomento che viene più spesso collegato a Gianni Morandi. Di recente anche ad un certo Carlo Iii.
  • cancellettoFa
    Il diesis in musica non ha più senso se prima non diventa hashtag.
  • cancellettostudioaperto
    Un hashtag su di un programma vietato ai minori.

Direi basta così, che se continuo poi le sento su ancora da Carlo Iii. Povero.

Ve saluto, o popolo, direttamente da
Giuli-ano dei Negripercaso, detto cancellettoTioli

6 comments

  1. #novantadueminutidiapplausi!

    (non ho ancora capito a cosa cazzo servono, non so se sono obbligato a chiudere un ragionamento con un hashtag, tipo #mutantesgommate).

    1. Effettivamente non ho spiegato il loro vero e pratico utilizzo. Ma perchè nessuno lo sa… Ops, volevo dire cancellettomaperchenessunolosa.

Scrivi una risposta a 21 Cancella risposta