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Gli anni in motorino sempre in due

E una volta non si poteva mica.
Ora sì, ma negli anni ’90 tutto era più bello, perché c’erano più divieti da infrangere.

Adesso in motorino sei sempre in due. Voglio dire, le nuove generazioni dovrebbero andare in motorino sempre in tre.
Se si ha doti da circensi, anche in nove. Eppure mi guardo in giro e vedo solo ragazzini che non commettono più imprudenze o che rispettano le leggi.

Che schifo.

Già la mia generazione è quella più “calma”, rispetto a certi miei amici con qualche anno in più. Sembrano averne passate così tante che le nostre malefatte, in confronto, possono solo paragonarsi ad una puntata della Melevisione.

Gli 883 cantavano “Gli Anni”, citando tutti quelli nati negli ottanta, cresciuti nei novanta e che fanno da maestrine saccenti nei zero-zero.
Che nervoso il doppio zero! Cioè, ci sono stati i sessanta, i settanta, gli ottanta, i novanta e… i cento? No, duemila.
Eh, dai! Stona.

Ora quindi siamo negli anni dieci? In teoria sì, in pratica fa ancora più schifo. Quindi proporrei che siamo nel deca.
Eh, però non si può andar via. Non ci basta neanche in pizzeria. In effetti dieci euro per una pizza e una birra non bastano. Pensate all’epoca di quando era uscito il loro brano:
“Pizza e birra stasera?”
“No, ho solo un deca nel portafoglio. E siccome la moneta unica europea non è ancora stata coniata, non penso che accettino qualcosa di diverso dalle Lire. Ti ricordo che siamo nel 1992.”
“Hai ragione, scusa.”
Questa cosa che il diecimila lire degli 883 può essere inteso attualmente come un dieci euro funge da convertitore, per chi ancora dice “che se ci pensi sarebbero (tot)mila delle vecchie lire!”. Oppure può fungere da pista di lancio per rapper che con un deca non si comprano più la pallina di coca.
Cari Club Dogo che m’avete spinto il Pezzalone ad indossare un cappellino da beisbòl e gli avete fatto credere di avere ancora vent’anni, guardate che nemmeno prima con diecimila lire ve la compravate. “La testa gira”, però la spesa non è mai stata nell’ordine dei deca, al massimo del chilo.

Comunque mi fa piacere che l’avete tirato fuori di casa. Si sarà divertito, seppur un bravo ragazzo come lui non è che si sposi perfettamente con voi tre scassati. Almeno avrà passato un weekend un po’ diverso, senza tirarsi i soliti pacchi del sabato sera e senza mal di testa regolare del day after. Già me lo vedo:
“Ragazzi, sta per arrivare un altro weekend! Questo sarà il migliore dei weekend!”
“No, dai fra. Ora non c’ho sbatta, mi sta salendo tutto e non riesco a muovere un muscolo. Chiedi a Jake se esce.”
“No, fotti stronzo. Io lo zio non lo porto fuori. Stasera c’ho da schiacciare con un paio di troie delle fan.”
“Vabbè, grazie ragazzi. Ma almeno a bere qualcosa? Giuro, poi non vi disturbo più. L’ultimo bicchiere e me ne andrò.”

Nikki, il chitarrista che conduce il programma pomeridiano Tropical Pizza su Radio Digei, ha suonato insieme al nostro caro Maxxone su quel brano dell’ultimo bicchiere e sulle stupide storie amorose che nascono al bar, con battute da film. Relazioni iniziate per gioco, ma finite all’Ikea, con te che trascini il carrello tra gli scaffali, chiedendoti perché e gridando al cielo “Eloi, Eloi, lema sabactàni?”. Storie di ragazze scelte per la loro bellezza, ma la cui vera natura viene a galla dopo averle conosciute.
E se ne accorgono anche i tuoi amici, che quindi ti sfottono (altrimenti non sarebbero amici):
“Bello, non ti passa più.”
“Te la sei voluta tu.”
“Vuoi la bicicletta e poi… pedalare e cazzi tuoi.”

E tu non puoi che scegliere, prima che sia lei a decidere per te: una vita da single inconsolabile o un’esistenza da eunuco.
Pensate di passare intere giornate a vedere serie televisive di chirurghi e sessuologi, per poi discuterne con coppie di amici (di lei) al ristorante chic (scelto da lei) e organizzare viaggi in villaggi turistici alle Maldive (perché lei vuole andare alle Maldive, punto). E tu pensi che se anche andaste all’idroscalo di Milano sarebbe la stessa cosa, tanto passereste tutta la settimana sdraiati sotto il sole, senza vedere un cazzo delle Maldive, a parte il villaggio stesso.
Io tutto questo lo vedo come un grande incubo. Altro che il Dream Hotel.
L’unica frase che mi verrebbe da dire ad una così è: “Non me la menare”.

Comunque non è che tutte le ragazze vogliano una vita così monotona e pallosa. Solo quelle normali. Io, per esempio, mi innamoro sempre di quelle un po’ speciali. E quindi di quelle che conosco già da un po’, con cui ho potuto passare abbastanza tempo per capire come sono davvero. Le amiche.
Solo che in questi casi sussiste la solita regola dell’amico, e quindi niente. Così va la vita, una sfiga che non finisce mai. È inutile che stai lì, seduto in una stanza, a pregare per un sì. Se vuoi un consiglio, prova a farti leggere il futuro nei sassolini dal tipico stregone indiano. Vedrai se non ti dice che lei ti sta ingannando, vedrai!

Comunque non ti lasciare andare se non ti vuole più (neanche come amico).
Se vuoi parole di conforto, caro mio, beh…non le ho.

 

No, dai, scherzo! Vedrai che tutto si sistemerà, che prima o poi trovi la tua ragazza perfetta, che la ruota inizierà a girare per il verso giusto, eccetera. Un mucchio di frasi fatte che dette da me non hanno alcun valore, ma se le avesse cantate Max Pezzali tanta roba.

Ma appunto, perché gli otto-otto-tre? Perché continuo a citare un gruppo pop che ha fatto successo nella seconda metà degli anni ’90? Devo per caso conquistare il cuore di quella che è un mito per me?

 

 

A dire il vero è solo perché hanno ucciso l’Uomo Ragno.

 

E poi erano dei grandi! Anche più di Irene.
Nel senso che era un gruppo enorme. Pensate che erano in ottocentoottantatre. Mai vista una band così numerosa.
Irene Grandi è solo una.
Battono in numero qualsiasi gruppo: gli Articolo 31, gli Equipe 84, i 99 Posse, i Blink 182 e addirittura doppiano gli Apollo 440!

 

Dai, ora vi abbandono che sarà anche il caso.

Non prima di avervi ringraziato, cari lettori. Grazie 1000, anche perché senza avervi qui non è che ci si senta liberi. Non ti passa, dura ore un attimo. Quindi se volete continuare a farmi compagnia, sono più che contento. Altrimenti tranquilli, senza rancore. Non ho nessun rimpianto.

Immagine
Qui un chierichetto muto interpreta nella lingua dei segni una delle canzoni più famose degli 883 (1 = Nord; 2 = Sud; 3 = Ovest; 4 = Est).

 

Ciao giovinastri, da
Massimo Repetto, detto Dadotioli