peli superfluidi

L’argomento che era meglio continuassi a evitare: la Musica

Mi reputo (l’ennesimo che si reputa) un amante della musica.
Molti lo dicono e molti la suonano. Io lo dico e basta. Al massimo mi limito a fare finti petoni con le mani giunte come se volessi tirare un’onda energetica alla Goku, poste sulle labbra. Niente di complicato, sia chiaro, ma non è musica quella. Sempre più persone ascoltano alla radio le stesse frequenze sonore che io produco con le mie pernacchie. Ma ribadisco, quella non è musica. Quindi io non faccio musica. Non ne so nulla di produzioni musicali, o ne so così poco che potrei confondere una linea di basso con il citofono di casa.
Dicevo che la maggior parte della popolazione mondiale afferma di non poter vivere senza la musica (quelli che invece dicono di non ascoltare nulla mi creano degli sfoghi cutanei bruttissimi, quindi li evito). Sono tutti prostituiti alla sfera musicale perché è uno strumento che suscita emozioni come ben poche cose riescono a fare. Se facessimo una classifica, molti (me compreso) metterebbero al primo posto la musica (che fa a pugni con l’ovvio chiodo fisso del clitoride).
Non ho ancora affrontato questo argomento perché so di essere abbastanza petulante, e un argomento come questo tira fuori il peggio di me. Difatti sto scrivendo con un’ascia in mano. E non esiste che la seppellisca.
Quando conosco qualcuno, fino a qualche anno fa, la mia prima domanda era “Che musica ascolti?”, dando quindi per scontato che ascoltasse musica, altrimenti cremina contro le irritazioni e tecnica di distrazione subdola per una fuga rapida e indolore (“Oddio! Cos’è quel coso che hai dietro la schiena?!” “Dove? Dove?” PUF, fialetta di fumo e io non ci sono più).
Ora questa domanda evito di contestualizzarla subito, perché ho notato che il numero di persone che tendo a conoscere è calato vertiginosamente. Quindi, per mantenere ancora dei rapporti umani, cerco inizialmente di conoscere la persona per come è, poi magari tiro fuori (o mi viene chiesto di tirar fuori) il discorso “passione musicale”.
Vorrei poter dire cosa ascolto con estrema cura, ma i miei pensieri si confondono da subito, inizio a blaterare velocemente e cito il primo artista che ascolto in maniera assillante in quel periodo, abbaio, sbavo e faccio i versi dei peti con le mani. Divento matto a parlare di musica. Mi si incendia l’anima (oooh, che frase banale alla Coelho). Però è il caso di evitare ora il discorso nello specifico e iniziare con la mia serie di cagate elencate.
Didò…volevo dire, pongo di seguito una serie di risposte che ottengo alla richiesta di informazioni sulla musica ascoltata da quella/o che ho di fronte e le cose che mi passano per la testa in quel momento:

 

  • “Oh-Mio-Dio! Io amo la musica! Come si può stare senza la poesia degli artisti neomelodici come Nino D’Angelo, Ciccio Pasticcio, Ferdinando D’Aragona, Emiliano Non Tradisce, Affetta Coglioni, ecc…”
    A parte il primo, tutti gli altri nomi dei cantautori spero abbiate capito che me li sono inventati. Perché non li conosco. Perché non voglio conoscerli. Perché se sapessi i loro nomi la mia esistenza avrebbe meno senso.
    Non è che non mi piaccia la musica neomelodica. È che proprio mi fa star peggio di chi non ascolta musica: vomito, giramenti di testa, AIDS, infertilità e, nei casi peggiori (ascoltando oltre il minuto di un qualunque loro brano), morte lenta e agonizzante.
    La mia prima reazione ad una simile risposta è quella di un destro ben assestato. Ma sono un “gentiluomo” e mi limito a voltarmi e allontanarmi senza sentire le sue lamentele: “…ma scusa, dove vai? Sei stronzo? Ti stavo parlando, eh! OH! Dico a te, screanzato… Ma questo è proprio scemo…”
  • “Io sto letteralmente male per i grandi artisti italiani, come Moreno, Entics o il fighissimo Fabri Fibra. Poi che testi, ragazzi. Loro sì che ne hanno passate.”
    Rido incontrollato. E poi non dite che non sono un gentleman. Perché altrimenti mi metterei a rappare.
    Io ascoltavo l’hip-hop italiano qualche anno fa. Lo apprezzo, mi è sempre piaciuto e ci sono persone di un certo calibro musicale. Sia chiaro che quello che c’è adesso non è considerabile minimamente hip-hop. A meno che il cercare di fare più soldi possibile fingendo diatribe in stile americano oppure prendere le basi musicali di Gabri Ponte per inserirci dei testi che sembrano un collage di canzoni dello Zecchino d’Oro si possa definire l’evoluzione dell’hip-hop. Ma poi mi viene in mente che Darwin ha detto l’evoluzione non debba per forza corrispondere ad un miglioramento. Vince solo il carattere dominante. E qui mi pare che il più forte sia quello che accantona le proprie idee per vendere il culo (scusate il bon ton, ma l’avevo detto che mi infervoro facilmente in questi argomenti e poi alzo i toni, abbassando il gusto).
    Ah, dimenticavo di dire del loro passato, di come questi artisti siano cresciuti in un ambiente davvero pessimo e che ne hanno viste di cose che noi non possiamo nemmeno immaginare. Tipo c’è chi è nato a Milano o, peggio ancora, chi ha il padre ricco. Che brutta infanzia hanno avuto. Mi domando solo perché in tutte quelle zone dell’Africa (notoriamente con un più alto livello di ritmica nel sangue), dove vivono in condizioni ben peggiori che alla periferia di una famosa città europea, non siano circondati da berrettini da baseball e canottiere 8 volte più larghe del loro busto, mentre i beat incombono sui loro testi scandalistici e sulle loro braccia che eseguono movenze da tergicristalli.
    Beh, ovvio. Loro non potranno mai capire cosa significa vivere a Quarto Oggiaro.
  • “Io adddòro i Suidisc Aus Mafia e gli Elle Emme Effe Oh! Per non parlare di Bob Sincler! A far l’amore comincia tu! Naa ah, ah ah! A far l’amore comincia tu!”
    Ma non era la Carrà che la cantava? Comunque grandi artisti per grandi discariche. Quelle basi così uguali le une alle altre, quei tastieroni digitali che sembrano inneggiare le tamarrate anni ’90 e quel basso in levare che ricorda una tarantella ascoltata mettendo un cd sul giradischi.
    Ok, ammetto le mie colpe. Ero anche io un super tamarro. E lo sono ancora, in minima parte. All’epoca ascoltavo Gigi d’Agostino, e non mi pento totalmente della scelta. Aveva creato e rilanciato questo genere, insieme a tanti altri tamarri come lui. E lo ammetteva apertamente. Sincerato che esistesse anche altra musica, col tempo mi sono appassionato anche ad altri generi. Il mio percorso non si è ancora concluso, perché sono sempre affamato di musica e voglia di conoscere.
    Ma quelle cose lì… no dai. Come fanno ad andare ancora di moda? La gente non si stanca dopo un po’ di sentire sempre le stesse cose ripetute in chiavi diverse, ma sempre e comunque prevedibilmente uguali. La gente non ha voglia di sentire altro a quanto pare.
    Dagli anni ’90, però. Eppure ne abbiamo fatta di strada.
    Fa niente. Mi limito ad annuire e dire che lei/lui è uguale a tutti quelli che mi circondano mentre cammino o mentre sono al bar. Non li critico malamente. I gusti sono gusti e ci sono passato anche io. Li rispetto come loro dovrebbero (condizionale) rispettare il mio gusto per il jazz, ad esempio.
    Però uno dopo un po’ si riempie un po’ troppo il sacco scrotale nel sentire sempre le stesse canzoni e necessita di un piccolissimo sfogo.HA ROTTO IL CAZZO STO FARREL E LA SUA MINCHIA DI EPPI. HA FRACASSATO LE PALLE ANCHE AI RANDAGI E AI SORDI. BASTA. BASTA. Attenzione: Eppi ha recentemente sostituito Recchin Boll e, prima ancora, Get Lachi (e così via).
  • “Per me esiste solo Vasco.”
    Per me puoi andare affanculo.
    Anche qui, piccola parentesi. Vasco non è il primo sprovveduto. La musica l’ha sempre fatta, anche con un certo stile. Ha coinvolto masse, ha creato una vera e propria famiglia intorno alla sua figura (un po’ come il Padrino. Forse in termini mafiosi lo assocerei più a Scarface). Ha dei musicisti epici alle sue spalle. Niente da dire quindi sulla sua bravura… dell’epoca però. Ora i suoi fan lo considerano ancora un grande artista. Inimitabile. Qua chiudo la parentesi.
    Ora ditemi come fate a capire i testi che “canta”. Sembra l’anziano dell’ospizio, quello che imbocchi con il cucchiaio ma che fa cadere lo stesso la pastina sul bavaglione. La sua mandibola non funziona più come una volta, perché forse si è sforzata un po’ troppo negli anni. Quando vuole dire “Oggi è sabato sera”, sembra che dica “Oji eh sahaho ehà!”. Cos’è? Un bambino di 2 anni? Si dimentica la consonanti nella sua ipofisi collassata. In più ultimamente i suoi testi sfruttano la combinazione CTRL+C, CTRL+V (Cmd+C, Cmd+V per quelli con la mela smozzicata). È un dannato vecchio con un ictus stampato in faccia, che ripete una sola frase rubata dal Twitter di un 15enne e sbiascicata su basi musicali incalzanti.
    C’è da dire che a me sta parecchio sul cazzo. Avete presente quella sensazione che non ti sai spiegare, di odio indisposto nei confronti di qualcuno. Ecco. Quindi non so essere totalmente imparziale.
    Però dai: “HIIIiii HIIIiii HIIIiii, sensa EEEeeeh! Siamo HIIIiii HIIIiii HIIIiii…”
  • “Sì, la musica mi piace, però è difficile dire cosa ascolto. Un po’ di tutto. Dai Depeche Mode agli Who. Da Battiato agli Smashing Pumpkins. I Placebo, i Gorillaz, ma anche i The Cure, i mitici Beastie Boys, i classici Beatles, i Pink Floyd, i The Smiths…”
    Si vanno a creare due risposte da parte mia, in base al sesso della persona che ho di fronte:
    Caso 1 – femmina: “Allora, senti, questo è il contratto prematrimoniale. Firma qui e qui, per favore. Ok, perfetto. Grazie!”
    Caso 2 – maschio: “Grande!”
  • “Ascolto perlopiù gli Slayer e i Sepultura. Ma anche i vecchi cd dei grandissimi Metallica. I Limp Bizkit, gli inarrivabili Tool, e così via.”
    Caso 1 – maschio: “Ah, grande! Non sono un vero appassionato del genere, ma apprezzo molto e sento spesso e volentieri delle loro tracce.”
    Caso 2 – femmina: “Mi fai paura.”
  • “Il rock’n’roll anni 50 o il country. Quello sì che è vero swing!”
    Che palle. Però sempre meglio che Devid Ghettà.
    Nella maggior parte dei casi è una donna quella a cui piace il rock’n’roll, probabilmente di una certa età. Quindi il “Che palle” me lo tengo per me, per gentilezza, andando a ripescare dei brani che possano coinvolgermi. E a ben pensarci ci sono. Però è comunque un bene evitare il discorso, quindi inizio a parlare di cacca, come sempre. (Come lasciare sconvolte le persone con la dialettica di un infante, volume 1).
  • “I Negramaro, i Negrita e i Neri Per Caso!”
    Ah, la musica africana! Che ritmo, ragazzi!
  • “Amo il funky.”
    E io amo te. Se non fosse che le ragazze non ascoltano molto funky (o almeno quelle che conosco io). Quindi mi rimangio quello che ho pensato. Ti voglio bene, tò! Non di più di quanto gliene si vuole ad un amico caro.
  • “La Pausini, l’Amoroso, Dolcenera, Emma Marrone e tutte queste grandi artiste.”
    Caso 1 – femmina: “Ti va se parliamo di cacca?”
    Caso 2 – maschio: “Senti, ti rispetto e non mi danno fastidio le tue scelte musicali. Però puoi togliere la tua mano dalla mia coscia, per favore?”

Immagine
“Ma dove vai, bellezza in bicicletta?” (Immagine tratta da un video di un duo musicale EPICO. Ve ne parlerò un giorno.)

 

Avete notato quanto sono sintetico?

Un buon ascolto di qualunque cosa a tutti. L’importante è emozionarsi.
Anche se vi ascoltate i Pooh… No, beh, forse adesso sto esagerando.

Ciao gente! Da
Wiz Kalifano, detto Tioli senza ipsilon